venerdì 6 gennaio 2012

Resident Evil


Oggi giorno si fa un gran parlare a proposito dei survival horror, su come l’utenza li preferisce e di come dovrebbero tornare alle origini. Molte volte però, si perde il senso delle origini, quel Resident Evil che nel 1996 s’impose come pietra miliare della storia videoludica. Per il suo tempo introduceva meccaniche di gioco che non si erano mai viste fino a quel momento, il più delle volte, votate a sfavorire la praticità d’utilizzo e la semplicità di gioco. La più importante novità, che lo rese famoso, era data dal fatto che si prefiggeva d'essere il primo gioco che non ambiva a divertire l’utente bensì a terrorizzarlo. Da lì vennero fatti numerosi seguiti, remake e molte altre saghe cercarono di avvicinarcisi il più possibile, ma mai nessun altro gioco raggiunse la tensione e l’angoscia che il capostipite sapeva imprimere nei cuori dei giocatori.

Tutte le storie hanno un inizio
Durante l’estate del 98, nella foresta nei dintorni di Racconn City, vengono ritrovati i resti di un uomo probabilmente sbranato da un orso. La squadra BRAVO della S.T.A.R.S. è mandata in perlustrazione ma inspiegabilmente il loro elicottero precipita e si perde ogni contato con loro. Per vederci chiaro, entra in azione il team ALPHA, nel quale militano anche Chris e Jill, i due personaggi giocabili, l’insospettabile Wesker, Barry e Joseph. Arrivati nella foresta, sono attaccati da strani cani che li costringono a trovare riparo in una villa poco distante. Il sollievo di aver trovato riparo farà ben presto spazio alla paura di essere in trappola. Questo è, per sommi capi, l’incipit della storia che ci porterà ad esplorare, in missione solitaria, la grande villa degli Spencer. L’area di gioco è molto vasta e il backtracking è molto forte. Non potrete far altro che imparare a memoria ogni singola stanza e aprire la porta seguente pregando che non succeda nulla di catastrofico (o insospettirvi quando c’è troppa tranquillità). A ogni passo può succedere qualunque cosa: uomini apparentemente morti che si rialzano, cani rabbiosi che sfondano finestre alle vostre spalle, strane creature che sbucano da un laboratorio segreto, fulmini e saette ad illuminare enormi stanzoni bui. La possibilità di giocare la campagna con i due diversi personaggi, i quali possiedono capacità peculiari differenti, e i finali alternativi danno un pizzico di rigiocabilità che altrimenti resterebbe legata solo alla volontà di cercare ogni minimo dettaglio e indizio che possa spiegare le vicende narrate durante la storia. Un horror poliziesco pieno di colpi di scena e suspense.

Il legno non si piega e non si spezza
Il sistema di controllo è ancora oggi questione di dibattito. Legnoso più di un albero, dava alla nostra controparte a schermo una rigidità e una difficoltà di manovra senza pari. Probabilmente un controllo tanto malefico, fu pensato per simulare la paralisi e la difficoltà nei movimenti che il terrore può indurre in una persona, ma certe volte vi sembrerà un po’ eccessivo. A complicare le cose c’è anche un inventario dalle ridotte dimensioni, capace di trasportare pochi oggetti: vi ritroverete, dunque, a correre avanti e indietro per raggiungere la stanza del salvataggio, unica zona franca dove si possono depositare oggetti e salvare la partita tramite la macchina da scrivere. La difficile organizzazione degli oggetti, la scarsità di munizioni e i salvataggi in numero limitato, fanno sì che l’incedere sia estremamente riflessivo e parsimonioso, dietro ogni porta potrebbe esserci qualsiasi forma di vita (o non morta) che tenterà di uccidevi per cui è necessario pensare approfonditamente prima di compiere ogni tipo di azione. Per quanto concerne l’aspetto tecnico, Resident Evil sarà ricordato per un uso magistrale dei fondali non poligonali, che danno un tocco di realismo non indifferente. Essi resteranno come marchio distintivo della saga per buona parte dei seguiti e nei remake. Altra nota positiva sono le musiche e gli effetti sonori sempre al posto giusto: gestiti in maniera egregia, sanno incutere paura nei momenti più concitati, angoscia nelle situazioni più silenziose e dare una parvenza di calma e tranquillità quando ci si trova alla macchina da scrivere.

Commento Finale
In definitiva, Resident Evil, è un gioco che ancora oggi avrebbe senso d'esser giocato. Le sensazioni che seppe generare a suo tempo restano tuttora immutate, un punto di svolta per l’industria videoludica che ogni giocatore dovrebbe aver giocato. Questo importantissimo titolo, conosciuto in Giappone con il nome di Biohazard, è stato convertito su molte piattaforme e, addirittura, la prima versione, quella per PSX, ha subito diverse riedizioni. Per giocarlo oggi è possibile scaricare tramite il PSN la versione dell’originale giocabile su PS3 e PSP oppure la versione leggermente modificata con l’aggiunta di sezioni con l’uso del touchscreen, uscita per Nintendo DS. Se invece siete dei fortunati possessori di Gamecube o Wii non lasciatevi scappare il remake, così detto Rebirth, uscito nel 2002 il quale va ad aggiungere ulteriore profondità alla trama, una grafica completamente rivista e migliorata ma soprattutto tante novità di gameplay. Nonostante i cambiamenti, il remake mantiene inalterate le sensazioni che si provarono con la versione del ’96.

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