Se credete che Tim Burton abbia una visione distorta del
Mondo delle Meraviglie creato da Carroll, evidentemente, non conoscete American
McGee che nel 2000 realizzò il suo primo visionario gioco basato su Alice. Nel
odierno seguito fa il suo ritorno un mondo in cui nulla a più senso e tutto può
accadere e se è qualcosa di macabro, meglio ancora.
"Meglio dimenticare Alice."
La storia gira attorno ad Alice ormai grande che prova ogni
mezzo per rinsavire dalla pazzia da cui è affetta da tempo, causata per lo più
dall’incendio della sua casa in cui morirono i genitori e la sorella. Dopo
numerosi tentativi, in suo soccorso viene il dottor Bamby che le propone il metodo
grazie al quale sarà in grado di dimenticare; tutto questo la porta a fare
continui salti tra il devastato e ormai in rovina mondo delle meraviglie e il
non poi tanto più salubre mondo reale. Le situazioni in cui sarà coinvolta la
protagonista sono via via sempre più malate e impensabili, capaci di portare
alla pazzia anche chi sta giocando dato il forte impatto.
"è da pazzi sperare in allucinazioni migliori?”
Se dal punto di vista artistico l’opera di American McGee è intoccabile,
anche il gameplay fa il suo sporco lavoro. Strutturato come un action in terza
persona con alcune sezioni di platforming, Alice: Madness Returns sa dare il
meglio di se anche grazie a una configurazione impeccabile dei tasti sul pad: nelle
parti in cui dovremo passare da una piattaforma e l’altra ci verrà in aiuto la
capacità di Alice di compiere un triplo salto in aria con tanto di possibilità
di planare in discesa: tali meccaniche fanno sì che anche dove ci siano
problemi di posizionamento delle piattaforme da parte degli sviluppatori sia
comunque facile proseguire. Nelle fasi di combattimento invece potremo
usufruire di un lock-on che abbinato al bizzarro arsenale a disposizione ci
consentirà di sbaragliare in nemici senza troppe difficoltà. Bisogna però
sottolineare che tali nemici sono sì sempre diversi a seconda del livello ma
bene o male si comportano sempre nella stessa maniera e, di conseguenza, hanno
sempre lo stesso metodo per essere abbattuti: una varietà non solo estetica
avrebbe giovato.
Il paese delle meraviglie ma non troppo.
Benché utilizzi l’ormai onnipresente Unreal Engine Alice:
Madness Returns non spicca di certo per il suo lato tecnico che si rivela
arretrato sotto molti aspetti nei confronti di produzioni simili. Nonostante ciò
i problemi peggiori risiedono nella presenza di un’infinità di muri invisibili
e una generale mancanza di rifiniture che se abbinati a un ripetersi esagerato
di nemici e situazioni e a sezioni di metà livello composte di minigiochi in 2d
e semplici puzzle entrambi di qualità pessima fa sì che l’idea generale sia
quella che gli sviluppatori abbiano voluto lasciare nel limbo della mediocrità
un’opera che avrebbe potuto aspirare a molto di più. Nella decina di ore che
può durare il titolo, sarà facile farsi prendere dalla noia ma se siete amanti
dei collezionabili, avete pane per i vostri denti poiché la raccolta dei tanti
Ricordi porterà ad una conoscenza più approfondita delle vicende; se ciò non vi
basta potete anche rigiocare con armi e vestiti diversi che fungono da
modificatore.
Commento Finale
Alice: Madness Returns sviluppato da Spicy Horse seguito di
American McGee’s Alice (presente nella scatola) è un prodotto molto particolare,
che si fregia di un comparto artistico fuori dal comune per pazzia ed estro, con
tanto di gameplay di buona fattura sporcato però da una ripetitività e una
mancanza generale di rifiniture. Se vi piaciono degli action truculenti e amate
il mondo ideato da Carroll è il prodotto che fa per voi, per il resto del
pubblico il fattore noia potrebbe inficiare facilmente l’esperienza.
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