Siete pronti a immergervi nell’incredibile mondo di Eden? Avete sistemato il vostro impianto surround o indossato le miglior cuffie? Vi siete cosparsi con tutti i controller in vostro possesso? Avete fatto stretching alle braccia? Ogni singola parte di questa prefazione è strettamente necessaria per entrare appieno in questo grande viaggio in cui vi sarà chiesto…
“Salva Lumi, Salva Eden.”
Un’esperienza multisensoriale che ci catapulterà in un viaggio attraverso le memorie della Terra ricostruite attraverso forme astratte e inimmaginabili. Child of Eden è un prodotto che, in virtù di tante particolarità, non può essere facilmente paragonato a nessun altro titolo nell’ambiente attuale, è piuttosto un’opera d’arte unica pensata, disegnata e musicata da Tetsuya Mizuguchi ormai noto game designer di Q Entertainment (da lui fondata), reso celebre dalle sue precedenti opere come ad esempio REZ e per il suo gruppo musicale cioè i Genki Rockets le cui musiche vengono riproposte nel gioco. La sua ultima incarnazione videoludica si presenta come uno sparatutto su binari che poggia le fondamenta su delle meccaniche di gioco già sperimentate, solide e molto semplici che danno la possibilità di utilizzare in maniera finalmente profonda e precisa Kinect: un fuoco primario con il quale andremo a “lockare” fino ad otto nemici eseguibile tramite la pressione e il successivo rilascio del tasto “A” oppure muovendo la mano destra e dando un colpo alla fine oppure un fuoco continuo, più debole ma necessario contro i nemici di colore viola che si attiva tramite il grilletto destro o muovendo la mano sinistra. Insieme a questi due semplici gesti gli sviluppatori hanno pensato a molto altro per far sì che il giocatore si senta partecipe del gioco: il concetto base è la sinestesia, ogni suono ha il suo gesto e ogni gesto crea un suono che va ad innestarsi sulla colonna sonora, la quale rappresenta parte principale nella produzione, che propone diversi temi a seconda del livello in cui ci troviamo; in pochi secondi vi troverete immersi in un mondo completamente al di fuori della realtà muovendo le mani sinuosamente, tenendo il ritmo con i piedi e magari con addosso dei controller opzionali i quali, tramite la vibrazione, garantiscono un feedback sensoriale anche se si sta giocando con la periferica di movimento.
Heavenly Star
Se però vogliamo fare un’analisi completa, possiamo citare Morgan il quale ci ricorda che “In ogni opera d’arte c’è tutto: tutto è tutto, vuol dire tutto quindi anche brutto” difatti l’opera di Mizuguchi non è esente da problemi: in primis una longevità decisamente scarsa che vi porterà a completare la storia nel giro di un paio d’ore o poco più lasciando al giocatore la scelta di rigiocare con un metodo di controllo diverso, con degli effetti grafici alteranti, con la difficoltà aumentata o per raccogliere tutti gli sbloccabili disponibili. Si potrebbero anche menzionare leggeri cali di frame rate in passaggi concitati e scene non giocate che spezzano un po’ il ritmo, ma sono comunque tutti difetti che vengono a galla se li si vuole cercare e non se si vuole apprezzare il prodotto fino in fondo: anche una volta ultimato le sensazioni che si provano giocando, il modo in cui vengono proposte le immagini e la musica richiamano inevitabilmente il giocatore ad approfondire ulteriormente l’esperienza. Semplicemente da provare e innamorarsi.
Commento finale
In conclusione, Child of Eden sa donare attimi di estraniazione dalla realtà attraverso un mix d’immagini e suoni che si amalgamano attorno alle azioni del giocatore, impreziosito da un’esperienza profonda con Kincet e supportato da un prezzo inaspettatamente basso. Lasciati alle spalle i piccolissimi problemi vi farà innamorare a prima vista oppure vi lascerà indifferenti. Siete pronti per innamorarvi e salvare Lumi?
Nessun commento:
Posta un commento